Circa due settimane fa sono andata a comprare una valigia, un gesto semplice, banale direi.

Entri guardi e scegli quella che risponde alle tue esigenze.
Ero già stata qualche settimana prima nello stesso negozio, l’avevo scelta ma non sono riuscita a comprarla.
Ho detto alla gentile commessa che “ci dovevo pensare“, indietreggiando con piccoli passi quasi terrorizzata come davanti a un demone minaccioso dal quale cercare di salvarsi.

In effetti c’era. Io lo vedevo li a fianco alla valigia che mi guardava come a volermi prendere per un polso per trascinami voracemente nel suo mondo senza luce e vie d’uscita.

Quella valigia rappresentava tanto per me, il bagaglio da riempire con sogni, nuove idee, ricordi e nuovi obiettivi e, in un certo senso, con la libertà.

© Greta Ferrari

Non la libertà di un viaggio, in fondo la liberta’ non è luogo è uno stato d’animo. Si può essere liberi ovunque e prigionieri di chiunque, a volte anche di se stessi.

Ma per me rappresentava il coraggio di uccidere “lui”, il demone che teneva in ostaggio la mia libertà, il custode del mio trauma che difendeva quasi gelosamente, perché sapeva essere l’unico modo di tenermi in pugno per gestire la mia vita. “Lui” ne muoveva i fili che tessevano una trama desiderata da molti, non da tutti, non da me.


“Lui” stava lì, in un silenzio quasi religioso, con tratti di un rispetto che non portava nulla di buono…perché lui sa come manipolare la mia mente e nutrire i sensi di colpa acclamati dagli spettatori del mio trauma.

Caro il mio demone ti siedi a fianco a me ogni volta che io voglio provare a vivere quella pura e sacrosanta libertà di una vita che va vissuta e apprezzata non tanto nella sua lunghezza, ma nel suo spessore e mi tieni la mano con una compassione quasi amorevole perché conosci la fatica che faccio a pensare di meritare davvero qualcosa che possa contare solo per me.

Per questo tu con la tua abile maestria riesci spesso a farmi desistere ricordandomi quanto questa libertà possa essere pericolosa e nefasta, perché tu c’eri sempre ad aspettami, con quel sorrisino compiaciuto e beffardo che cela la sentenza del “io te l’avevo detto…”

…e anche questa volta il tuo sguardo giudicante di chi si sente detentore dell’unica verità, ha provato a fermarmi.
Ci stavi quasi per riuscire sai, di nuovo.

© Greta Ferrari

Ma questa volta no, stavo quasi indietreggiando, ancora una volta, davanti a quella valigia ma, mentre tu continuavi a ripetermi che forse non era la cosa giusta da fare, io ho deciso di non ascoltarti…

Oggi sono qui, davanti a questa luna spettacolare, che sovrasta un panorama decisamente diverso da quello della mia casa, quella vera, importante, quella che ora è lontana.

© Greta Ferrari

L’aria è fresca, ossigenata. Apro la finestra, faccio spazio nella mente, respiro intensamente.

Respiro, una, due volte a pieni polmoni, sto bene, penso a papà, che tanto è così…il destino ci ha ‘amabilmente’, un po’ imprigionato qui, in questa “terra di mezzo” sull’Oceano Atlantico.

© Greta Ferrari (Penisola di Dingle – Wild Atlantic Way – Irlanda)

Forse perché qui riusciamo a parlare un po’ di più.

Quindi caro il mio demone, questa volta non te la darò vinta.

Senza rancore, ma questa volta sono salita su quell’aereo senza di te a fianco e non aspettami, al mio ritorno non voglio più vederti.

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