Le cose cambiano, si, cambiano in un giorno, in un minuto e anche in un secondo, figuriamoci in un anno.
Per questo faccio fotografie, per ricordami com’erano i luoghi, i colori, e, anche se può sembrare strano, gli odori.
Mi sembra di rivivere tutto, risento le sensazioni sulla pelle, rivivo il momento nella sua essenza, bello o brutto che possa essere stato. E’ stato un momento che ho vissuto e quindi importante nella sua esistenza.
Le fotografie , ti fanno vedere i mutamenti.
Ritorni in un luogo lo ricordi come lo avevi fotografato e ti accorgi di tutto quello che è cambiato, quello che è cambiato intorno a te e soprattutto, dentro di te.

Oggi, Galway è ancora più travolgente e straordinaria di come la ricordavo, ma quel bar è diverso, non lo credevo nemmeno io di trovare tutto così cambiato.
Il bancone al vetro non c’è più. Le persone ridono e bevono tranquille.
Nessuno può conoscere le sensazioni, i ricordi, i dolori e le emozioni che ognuno di noi porta dentro.
Tutto è diverso, anche l’energia che si respira in tutta la città. Sono io che ho polmoni diversi?
Forse si, polmoni pronti a ricevere ossigeno nuovo.
Anche il meteo è irrequieto, ogni tre minuti diluvia e poi torna il sole e via così tutto il giorno.
È freddo, freddissimo.
Sento l’Italia così lontana. Ma sono serena, qui, nel solito bar in cui la mia vita è cambiata un anno fa.
Non volevo venire, non volevo entrare.
Tra il rumore di una lingua diversa pensavo si sentisse troppo il rumore di un dolore, di un trauma.
Sono passata qui davanti diverse volte, in giorni diversi, l’ho osservato da un vetro, ma non volevo entrare.

Poi, oggi, l’ho fatto, ho varcato la porta dei ricordi e delle emozioni di quel giorno tragico.
Tutto era diverso, mi ha abbracciato una pace e una forma di serenità che non credevo, perché tutto cambia.
Forse, sono cambiata io, sono pronta a fare pace con un evento che non riuscivo a giustificare nella sua forma più che nella sua sostanza. Ma le cose accadono, come e quando vogliono, per portarti da qualche parte.
E a me dovevano riportare qui, per accettare e perdonare il destino.

Forse era il senso di questo viaggio, forse dovevo portare me stessa ancora in questo luogo, di nuovo, per capire che, si, la vita va avanti…e tutto cambia.
Adesso posso guardare a fianco, ho lo stesso cappello in testa di quel giorno, ma non vedo più il mio riflesso nello specchio sulla parete.

Ora guardo la vita che si muove, il cielo e una strada. Ora so che devo guardare avanti.
Ora so che tu sei sereno e, adesso, lo sono anche io.
Ciao papà.


